I componenti alimentari per la vista “Le malattie dell’occhio e la nutrizione” (13/18)

OCCHIO ROSSO

Si stima che il 60% della popolazione, una cifra che aumenta con l’età e si manifesta maggiormente nel sesso femminile (superiore all’80% sopra i 60 anni), può presentare gli occhi rossi insieme ad irritazione oculare. Le cause degli occhi rossi sono molto varie e nella maggior parte dei casi relativi a fattori esterni (eccessiva esposizione alle radiazioni ultraviolette, ambienti secchi, inquinamento delle città, vento). Possono influenzare anche l’assunzione di alcuni farmaci (antidepressivi attivi, antipertensivi (beta-bloccanti), mucolitici, collirio con conservanti, etc.). Molte malattie sistemiche, come disturbi reumatici, patologie tiroidee o disturbi della pelle (acne rosacea), sono strettamente correlate agli occhi arrossati o irritati. I sintomi degli occhi rossi possono essere molto vari. I più comuni sono:

  • Sensazione di prurito e bruciore;
  • Fotofobia;
  • Pesantezza palpebrale;
  • Scarsa qualità visiva.

Un deficit nella secrezione di lacrime e un deterioramento nella composizione del film lacrimale contribuiscono ad aggravare i sintomi dell’occhio rosso. In questi casi si evidenzia un elemento comune, l’infiammazione della superficie oculare che provoca l’attivazione dei mediatori infiammatori, quali le citochine. Quest’ultime danneggiano i tessuti della superficie oculare, presentando i sintomi di irritazione degli occhi rossi e allo stesso tempo danneggiano le ghiandole lacrimali e il Ghiandole di Meibomiane.

La presenza di antiossidanti, acidi grassi essenziali, quali omega 6 e omega 3, può aiutare a spezzare questo circolo vizioso. Ci sono Studi che mostrano come un’alimentazione equilibrata, con un giusto apporto diomega6/omega 3, in un rapporto di 2.3/1, sia in grado di ridurre il livello di citochine sulla superficie oculare.

Il cambiamento nella dieta può rappresentare un significativo miglioramento dei sintomi. Pertanto, dobbiamo introdurre nella nostra dieta acidi grassi essenziali.

Gli omega 6 sono presenti in carne, cibi fritti e trasformati, come margarine e prodotti da forno. Gli omega 3 sono, invece, presenti in pesce, soprattutto azzurro (salmone, tonno, sardine, acciughe, pesce spada, sgombro, trota, merluzzo), crostacei (gamberi, aragoste, vongole, cozze), frutta secca (noci, nocciole) e le verdure (broccoli, spinaci, fagioli, semi di lino).

Per un rapporto ideale di omega 3 e 6, si consiglia l’assunzione di carne, 1 o 2 volte a settimana (che combina rosso e bianco carne) e 4 o 5 assunzione di pesce.

Molte persone asseriscono che la carne non dovrebbe essere mangiata per la presenza di grassi ritenuti “cattivi” per il nostro organismo. La carne è necessaria, specialmente quando si praticano sport, il problema si manifesta quando si abusa nella sua assunzione e quando non è accompagnato da altri alimenti come pesce e verdure.

I pazienti affetti dalla sindrome dell’occhio rosso seguono una dieta squilibrata. Generalmente evidenziamo un abuso di carne o cibi ricchi di omega 6 e con un evidente deficit di alimenti che forniscono omega 3.

IL CALAZIO

Il calazio è una patologia che colpisce la palpebra. Non è infettivo, ma viene causato da un’infiammazione della ghiandola di Meibomio, che ha il compito di controllare le secrezioni lipidiche, mantenendo sempre lubrificata il segmento anteriore dell’occhio. Solitamente, si manifesta come un piccolo rigonfiamento dolente che provoca irritazione e prurito. Spesso si verifica anche una secrezione di liquido e un arrossamento di tutta la palpebra.

A causare il calazio sono moltissimi fattori. Prima di tutto una scarsa igiene (non a caso i più colpiti sono i bambini che tengono sempre a toccarsi con le mani sporche il viso), ma anche diabete mellito, stress, gravidanza, infiammazioni oculari ed un’alimentazione sbagliata.

Per prima cosa è importante la prevenzione.

Ricordatevi:

  • Pulire sempre la palpebra con salviette, rimuovendo sempre il make-up a fine giornata;
  • Lavarsi sempre con attenzione le mani prima di toccare gli occhi per limitare la diffusione delle infezioni;
  • Evitare di grattare o schiacciare il calazio.

La dieta in questo caso è fondamentale: evitate tutti i cibi che favoriscono un’eccessiva produzione di sebo, come i dolci, gli insaccati, i cibi che contengono sostanze grasse.

La dieta ottimale prevede il consumo di tanta frutta e verdura di stagione, olio extravergine d’oliva, alimenti ricchi di omega 3 (frutta secca e pesce azzurro), cereali integrali e legumi.

LO XANTELASMA

Lo xantelasma è un accumulo di grassi, in particolare di colesterolo, localizzato sulle palpebre. Particolarmente diffuso dopo i 40 anni, colpisce di frequente anche i giovani e si presenta come una placca molle e giallastra di forma e dimensione variabile che sporge sulla palpebra. Non causa dolore e non interferisce con la vista.
Il dibattito sul legame dello xantelasma con i livelli di colesterolo e di altri lipidi nel sangue è ancora aperto. Sembra, infatti, che gli xantelasmi non siano necessariamente associati a una dislipidemia, ma non mancano i casi in cui sono associati proprio a livelli alterati di lipidi nel sangue.

Le patologie che si possono associare a xantelasma sono le seguenti:

  • Cirrosi biliare primitiva;
  • Cirrosi epatica;
  • Dislipidemie;
  • Ipotiroidismo;
  • Pancreatine.

Lo xantelasma può essere rimosso chirurgicamente. I bisturi non sono l’unica opzione, anzi, nel caso di xantelasmi molto grossi non sono sempre consigliabili. Fortunatamente esistono altre valide opzioni: il laser con CO2 o argon, la cauterizzazione chimica con acidi acetici clorurati e, in caso di xantelasmi superficiali, lessiccazione elettrica o la crioterapia. Purtroppo, lo xantelasma si potrebbe riformare dopo la rimozione.

Per ridurre il rischio in alcuni casi può essere utile seguire un’alimentazione a basso contenuto di grassi.

LETTURE CONSIGLIATE

  1. Buratto L.: L’occhio, le sue malattie e le sue cure. Sprinter, 2010.
  2. Frezzotti R., Guerra R.: Oftalmologia essenziale. CEA Editore, 2006.
  3. Linea Guida per una sana alimentazione italiana: Istituto Nazionale della Nutrizione, 1988.

ICONOGRAFIA

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