La vitamina C
La vitamina C (Acido Ascorbico) è essenziale per il metabolismo del cristallino. Essa, inoltre, è molto importante per gli altri elementi nutritivi come per esempio: protegge la riboflavina, l’acido folico, l’acido pantotenico, la vitamina A e la vitamina E dall’ossidazione. La vitamina C è una vitamina idrosolubile, il che significa che non viene immagazzinata nel corpo e che bisogna assumerla dagli alimenti che si mangiano ogni giorno. Fortunatamente, la vitamina C è relativamente facile da trovare in un’elevata varietà di alimenti: è, infatti, presente nella maggior parte della frutta fresca, soprattutto agrumi, kiwi e nelle verdure come peperoni, pomodori ed ortaggi a foglia verde.
Questa super difesa antiossidante diminuisce pian piano con l’età o nei soggetti che abbinano una prolungata esposizione agli ultravioletti, con eccessi nel mangiare, nel bere e nel fumare. Ogni sigaretta distrugge approssimativamente 75 mg. di vitamina C.
La vitamina C è considerata una vitamina anti-invecchiamento: Studi hanno dimostrato che la vitamina ha invertito le anomalie legate all’età nei topi con un disturbo dell’invecchiamento precoce, ripristinando un sano invecchiamento. Si è anche scoperto che svolge un ruolo nella prevenzione del comune raffreddore, del cancro, dell’osteoartrite, della DMLE, dell’asma e altro ancora.
La vitamina C ha numerose funzioni nel corpo umano, tra cui l’azione come cofattore essenziale nelle reazioni enzimatiche. La vitamina C è anche usata dal corpo per la guarigione delle ferite, la riparazione e il mantenimento della salute delle ossa e dei denti, e svolge un ruolo importante nell’aiutare il corpo ad assorbire il ferro.
A livello oculare, circa il 98% del cristallino è costituito da proteine che, con l’avanzare dell’età, tendono a denaturarsi soprattutto per l’ossidazione causata dai radicali liberi prodotti in eccesso dall’ossigeno con la luce. Il cristallino per difendersi da questo invecchiamento utilizza la vitamina C.
L’American Optometric Association afferma che almeno 300 mg/giorno di vitamina C sembrano aiutare a prevenire lo sviluppo della cataratta. Lo Studio sulle malattie dell’occhio legate all’età (AREDS) ha scoperto che le persone ad alto rischio che hanno assunto 500 mg al giorno di vitamina C, insieme a beta-carotene, vitamina E e zinco, hanno rallentato la progressione dell’DMLE avanzata di circa il 25% e la perdita di acuità visiva del 19%.
La U.S. Food and Drug Administration (FDA) raccomanda solo una modesta quantità di vitamina C: 90 mg/giorno per gli uomini e 75 mg/giorno per le donne. Uno Studio ha scoperto che le donne che consumavano 362 mg o più di vitamina C al giorno avevano un rischio inferiore del 57% di sviluppare la cataratta entro i 60 anni di età rispetto alle donne che ne consumavano meno di 140 mg al giorno.
I valori giornalieri raccomandati dal Food And Nutrition Board of the National Reserach Council (1980) sono:
La vitamina E
La vitamina E (Alfa-Tocoferolo) è una vitamina liposolubile, che viene accumulata nel fegato e non è dunque necessario assumerla con regolarità attraverso i cibi. È la più diffusa e comune tra le vitamine e ha proprietà antiossidanti, combatte i radicali liberi e favorisce il rinnovo cellulare. Possiede, inoltre, importanti qualità antitumorale grazie alla sua potente azione antiossidante che le permette di proteggere le membrane cellulari. Questa vitamina è in grado di ridurre i processi di aggregazione delle piastrine, con conseguente riduzione di emboli, placche e trombi nelle arterie. Infine, la vitamina E aumenta il livello del cosiddetto colesterolo buono.
A livello oculare il suo utilizzo diventa necessario, in quanto essa riduce il rischio di sviluppare cataratta ed è efficace nella protezione del nervo ottico e quindi anche nella prevenzione del rischio di sviluppare il glaucoma. Si sono riscontrati risultati positivi anche nel rafforzamento dei muscoli oculari e nella prevenzione della visione annebbiata. La sua carenza potrebbe configurarsi come concausa nel distacco della retina.
La vitamina E è maggiormente presente negli alimenti quali: olio extravergine d’oliva,di germe di grano, e di semi in generale, nella frutta secca a guscio (mandorle, nocciole, noci). Per un maggiore assorbimento della vitamina E è meglio utilizzare l’olio a crudo. La vitamina E è sensibile al calore e alla luce, quindi tende a degradarsi in presenza di alte temperature.
Il fabbisogno giornaliero di vitamina E si aggira attorno agli 8-10 mg.
La carenza di vitamina E è in genere collegata a una situazione di malnutrizione nei soggetti più giovani può provocare difetti nella crescita e nello sviluppo. In generale, la mancanza di vitamina E può essere alla base dell’insorgenza di disturbi al sistema nervoso e problemi al metabolismo generale.
L’eccesso di vitamina E è raro. Quando si verifica può avere conseguenza negative a causa dell’innalzamento della pressione sanguigna che ne consegue e che può essere pericolosa per chi già soffre di ipertensione.
Un eccesso di vitamina E può creare problemi in soggetti affetti da patologia tiroidea, da momento che si viene a creare una riduzione degli ormoni di questa ghiandola. Altre conseguenze dell’eccesso di vitamina E possono essere stanchezza diffusa, disturbi della digestione, nausea e vomito.
La vitamina D
La vitamina D è una vitamina liposolubile che viene quindi accumulata nel fegato e non è dunque necessario assumerla con regolarità attraverso i cibi, dal momento che il corpo la rilascia a piccole dosi quando il suo utilizzo diventa necessario.
La vitamina D si presenta sotto due forme: l’ergocalciferolo, che viene assunto con il cibo, e il colecalciferolo, che viene sintetizzato dal nostro organismo.
La vitamina D è perlopiù sintetizzata dal nostro organismo, attraverso l’assorbimento dei raggi del sole operato dalla pelle, ma va integrata solo in situazioni particolari, come crescita, gravidanza ed allattamento. Questa vitamina è un regolatore del metabolismo del calcio e per questo è utile nell’azione di calcificazione delle ossa.
Contribuisce inoltre a mantenere nella norma i livelli di calcio e di fosforo nel sangue.
Essa è scarsamente presente negli alimenti (alcuni pesci grassi, latte e derivati, uova, fegato e verdure verdi). L’unica eccezione è data dall’olio di fegato di merluzzo.
Il fabbisogno giornaliero di vitamina D varia a seconda dell’età: normalmente è di 400 unità al giorno, in assenza di fattori di rischio. Le dosi possono variare e arrivare fino a 1.000 unità al giorno in presenza di fattori di rischio o deficit.
La carenza di vitamina D incide in modo negativo sulla calcificazione delle ossa con effetti che vanno dal rachitismo per i bambini alle deformazioni ossee di varia natura e alla osteomalacia, che si presenta quando la struttura ossea esternamente è integra ma all’interno delle ossa si registra un contenuto minerale insufficiente. La mancanza di Vitamina D rende inoltre i denti più deboli e vulnerabili alle carie.
L’eccesso di vitamina D può provocare una calcificazione diffusa a livello dei vari organi, con conseguente vomito, diarrea e spasmi muscolari.
La vitamina D viene “dispersa” anche a causa di comportamenti poco sani come l’abuso di alcol e il consumo di sostanze stupefacenti. Inoltre, l’uso di certi farmaci può influire sulla quantità di vitamina D custodita dal nostro organismo.
L’esposizione regolare ai raggi solari permette al nostro corpo di attivare la produzione endogena di vitamina D, sopperendo al fabbisogno richiesto dal nostro organismo per un corretto funzionamento, e quindi aiuta a sviluppare una sorta di protezione verso l’insorgenza della miopia.
In uno Studio condotto su un gruppo eterogeneo di 946 partecipanti controllati con cadenze periodiche, si è misurato la concentrazione sierica di 25-idrossi-vitamina D attraverso tecniche di spettrometria di massa, tenendo però in considerazione l’esposizione ai raggi UV. Nella trattazione si è definita sufficiente una concentrazione sierica di vitamina D maggiore o uguale a 75 nmol/l.
Uno dei risultati più evidenti della Ricerca è stata senza dubbio il fatto che nel confronto tra miopi e non miopi, i livelli di vitamina D risultano in misura sostanziale inferiori nei soggetti affetti dal difetto refrattivo rispetto a coloro i quali non manifestano il disturbo. Inoltre, lo Studio ha confermato la stretta dipendenza che intercorre tra concentrazione sierica di 25-idrossi-vitamina D e la miopia, in maniera particolare negli adolescenti e nei giovani adulti, ribadendo altresì l’evidenza che al crescere del tempo trascorso all’esposizione solare vi sia una diminuzione concreta del rischio di sviluppare la patologia.
Va sottolineato che l’insorgenza della miopia registra dati differenti anche a seconda dell’etnia di appartenenza del soggetto, con gli asiatici che presentano percentuali d’incidenza più alte nel confronto con il resto della popolazione mondiale (in alcune aree specifiche del sud est asiatico, si arriva all’80% dei soggetti in età pediatrica colpiti dalla miopia): questa differenza di rischio è addebitabile sia allo stile di vita di queste popolazioni che alla diversa efficienza di produzione di vitamina D da parte del loro tessuto epidermico.
LETTURE CONSIGLIATE
- Buratto L.: L’occhio, le sue malattie e le sue cure. Sprinter, 2010.
- Frezzotti R., Guerra R.: Oftalmologia essenziale. CEA Editore, 2006.
- Linea Guida per una sana alimentazione italiana: Istituto Nazionale della Nutrizione, 1988.
ICONOGRAFIA
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