LE FERITE PERFORANTI E GLI SCOPPI
Diversi sono i meccanismi patogenetici che differenziano le ferite perforanti dagli scoppi, ma l’atteggiamento terapeutico è essenzialmente chirurgico.
Lo scoppio è la conseguenza di un brusco aumento della pressione intraoculare che si verifica in seguito ad un urto. Il bulbo cede nel punto di minor resistenza a livello sclerale. Quando lo scoppio del globo avviene in sede sottocongiuntivale non sempre è evidente, ma l’ipotonia (abbassamento della pressione intraoculare) e la chemosi localizzata (protrusione della congiuntiva bulbare rispetto ai tessuti sottostanti dovuta alla formazione di una raccolta edematosa) devono far pensare a questa evenienza e indurre, quindi, ad una esplorazione chirurgica che sarà seguita dalla suturazione della ferita.
Le ferite perforanti sono di gravità variabile in conseguenza del fatto che interessino o meno il vitreo o il cristallino.
Si possono avere:
- Ferite e lacerazioni corneali, sclerali e del corpo ciliare;
- Fuoriuscita dell’iride dalla sua sede (prolasso irideo);
- Cataratta traumatica;
- Emorragia vitreale (emovitreo);
- Endoftalmite;
- Distacco di retina;
- Oftalmia simpatica (è una tipologia di uveite che colpisce l’occhio non interessato dal trauma anche a distanza di tempo dall’evento).
Nelle ferite semplici, per lo più lineari o puntiformi, si deve:
– praticare un’antibioticoterapia generale dopo aver controllato la profilassi antitetanica;
– ricostruire la camera anteriore con una sutura corneale.
Nelle forme complesse, più spesso di aspetto irregolare, talvolta a cavallo del limbus, bisogna ricostruire il globo oculare dopo aver estratto il cristallino e sezionato il vitreo incarcerato nella ferita. Una sutura accurata della ferita è indispensabile tanto quanto un trattamento antiinfettivo.
Le ferite palpebrali possono interessare le palpebre in tutto il loro spessore o solo parzialmente.
I corpi estranei, ritenuti nel tessuto palpebrale, sono costituiti da pallini di piombo, schegge di vetro, di legno o di metalli vari. Le complicanze possono dipendere dalla gravità dell’infezione, conseguente dalla penetrazione dei germi, e dalla tollerabilità nei confronti del corpo estraneo.
Le ferite palpebrali minori che non interessano il margine palpebrale o il piatto tarsale possono essere riparate con suture. Le lacerazioni dei margini palpebrali devono essere riparate da un chirurgo oftalmico per assicurare la corretta apposizione dei margini ed evitare una discontinuità del bordo palpebrale.
Le ferite congiuntivali isolate guariscono rapidamente grazie alla capacità di cicatrizzazione della mucosa congiuntivale. Si trattano con colliri o pomate oftalmiche.
Si deve fare attenzione alle piccole ferite, perché potrebbero essere la porta d’ingresso di una perforazione bulbare da parte di un corpo estraneo.
Se viene interessata anche la sclera, il tessuto uveale può fuoriuscire con aspetto di liquido viscoso e filante. In tali casi è difficile l’esplorazione del fondo oculare per presenza di sangue nel vitreo. Il trattamento richiesto sarà chirurgico per ridurre i tessuti erniari e per suturare la ferita.
I TRAUMI DELL’ORBITA
Si verificano frequentemente in rapporto agli schiacciamenti del massiccio facciale riportati in seguito ad incidenti stradali. I quadri che si possono determinare sono molti, ma insisteremo soprattutto su:
– Le lesioni del tetto dell’orbita, che portano come conseguenza ad un prolasso delle meningi e, se queste sono lese, del lobo frontale nell’orbita, per cui richiedono un intervento neurochirurgico d’urgenza.
– Le lesioni della parte interna, che possono manifestarsi con un enfisema orbitario, facilmente diagnosticabile perché l’esoftalmo aumenta quando il paziente si soffia il naso e si accompagna ad una sensazione di crepitio. In questi casi bisogna praticare una terapia idonea per evitare una contaminazione del tessuto cellulare orbitarlo. Queste lesioni della parete interna possono accompagnarsi a turbe della motilità oculare.
– Le lesioni del pavimento, che si osservano soprattutto nelle fratture del mascellare superiore e dello zigomatico. Il pavimento dell’orbita si sfonda e il suo contenuto subisce una dislocazione verso il seno mascellare. Ne conseguono un enoftalmo e una diplopia che potranno essere corretti attraverso ricostruzione del pavimento dell’orbita.
In ogni caso questi traumi orbitari comportano di regola la formazione di un ematoma di notevole entità accompagnato da esoftalmo, quadro che regredisce sempre nel giro di qualche giorno.
COME PREVENIRE I TRAUMI OCULARI
Una buona norma per la loro prevenzione è certamente quella di svolgere qualsiasi attività con la maggiore attenzione possibile, tutelando con protezioni adeguate l’integrità oculare.
Se si utilizzano oggetti taglienti, acuminati o che possono liberare schegge, occorre munirsi sempre di apposita mascherina di protezione per gli occhi o di occhiali protettivi a norma di Legge.
Controllare sempre che i bambini (notoriamente incuranti del pericolo) non entrino in contatto con oggetti muniti di molle, che potrebbero facilmente colpire gli occhi se non utilizzate correttamente, o con giocattoli appuntiti, soprattutto se non adatti alla loro età.
Particolare cautela richiede la pratica sportiva in cui sono previste azioni di contatto con altri giocatori (ad esempio pugilato o karate) oppure con oggetti (pallonate nel calcio, traumi da pallina da tennis).
Letture consigliate:
- Liuzzi L., Batoli F.: Manuale di oftalmologia. Edizione Minerva Medica, 2002.
- Frezzotti R., Guerra R.: Oftalmologia essenziale. CEA Editore, 2006.
- Saraux H.: Oculistica. Masson, 1997.
ICONOGRAFIA
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