La traumatologia oculare (3/4)

LE USTIONI DELL’OCCHIO

Sono di frequente riscontro e sono dovute ad agenti fisici quali il calore, la luce, l’elettricità, i raggi ultravioletti, i raggi X, i neutroni e gli agenti chimici.

Le ustioni termiche

Conseguono a schizzi di acqua calda o di metallo fuso ed interessano essenzialmente le palpebre, la congiuntiva e la cornea. Nelle forme più gravi si osservano vaste lesioni in tutte le suddette strutture. Nella fase della cicatrizzazione si assiste ad un opacamento della cornea che viene invasa da vasi neoformati, ad una retrazione del fornice congiuntivale (symblefaron) e ad una deformazione delle palpebre che si accompagna spesso a trichiasi.
Dal punto di vista terapeutico nei primi giorni verranno somministrati antibiotici e praticate cure locali, in seguito bisognerà cercare di ricostruire le palpebre e il fornice congiuntivale prima di poter procedere ad un trapianto di cornea.

Le ustioni da luce: fototraumatismo

Lesioni oculari possono determinarsi per trasformazione dell’energia trasportata dai fotoni in calore. Queste lesioni possono prodursi solo a livello di uno schermo che assorbe la luce e quando quest’ultima è concentrata in un punto. Ne consegue che i fototraumatismi si osservano essenzialmente a livello della retina.
Il fototraumatismo quindi si concretizza ogni volta che si osserva una sorgente luminosa sufficientemente intensa, come ad esempio il sole, il lampo di un’esplosione atomica o la visione di un’eclissi ad occhio nudo. Subito dopo, infatti, il paziente accusa un intorbidamento della vista a carattere permanente, mentre l’esame obiettivo mette in evidenza un abbassamento dell’acuità visiva. L’esplorazione del fondo oculare mostra una zona edematosa a livello maculare. Il quadro evolve verso un recupero parziale del visus, ma residuano un piccolo scotoma centrale che disturba la visione e una cicatrice indelebile nel fondo dell’occhio.

Le ustioni da corrente elettrica e da folgore
Producono gravi danni a carico delle palpebre e del contenuto del globo oculare e una cataratta abbastanza caratteristica.

Le ustioni da ultravioletti
Interessano essenzialmente la cornea e la congiuntiva; si formano minute lesioni epiteliali che portano alla formazione di piccole ulcere corneali. Questo quadro si osserva dopo prolungata esposizione alle lampade ad arco, escursione su un ghiacciaio, esposizione senza protezione ad una lampada a raggi ultravioletti. Generalmente nelle ore immediatamente successive i sintomi si riducono ad un leggero pizzicore; poi, dopo questo periodo di latenza, si evidenzia una crisi intensamente dolorosa accompagnata da blefarospasmo. Una terapia a base di atropina, sedativi e farmaci antinfiammatori porta a guarigione nel giro di 48 ore.

Le ustioni da raggi X e da corpi radioattivi
Ulcerazioni superficiali a livello corneale si possono verificare in occasione di una terapia con raggi X. In realtà, il danno oculare provocato dai raggi X o dai corpi radioattivi consiste soprattutto nell’instaurarsi di una cataratta di tipo particolare – opacità polverose corticali posteriori – che compare dopo un certo tempo di latenza, a volte di parecchi anni.

Le ustioni da agenti chimici

acidi

Sono molte le sostanze chimiche che, messe a contatto dell’occhio, possono provocare gravi danni. Nella impossibilità di esaminarle tutte, ricordiamo alcuni fra i prodotti di uso più comune :
– le basi: soda, calce viva, ammoniaca;

  • gli acidi cloridrico, solforico, nitrico;
  • l’ipoclorito di sodio.
    In ogni caso, subito dopo il contatto, il quadro è di solito falsamente rassicurante: la cornea è lievemente pacata. In assenza di terapia si assiste però nei giorni successivi all’instaurarsi di una necrosi più o meno totale della cornea, che viene invasa da tessuto connettivo cicatriziale, alla retrazione del fornice congiuntivale e spesso al determinarsi di lesioni profonde a livello del cristallino e dell’iride.
    Le causticazioni da acidi comportano, con effetto immediato, la produzione di danno abbastanza grave, ma in cui le proteine coagulate dall’acido formano una barriera che protegge le parti profonde (cristallino ed iride).
    Le causticazioni da basi sembrano inizialmente meno gravi, ma in realtà più temibili, perché le basi diffondono attraverso la cornea in camera anteriore provocando imponenti alterazioni. L’atteggiamento terapeutico che bisogna tenere di fronte a questi pazienti si può così schematizzare:
  • dapprima un abbondante lavaggio con acqua o con siero, che deve essere fatto d’urgenza per togliere la maggiore quantità possibile di caustico;
  • bisogna fare un bilancio delle lesioni:
  • della cornea, di cui possiamo apprezzare le condizioni dopo instillazione di una goccia di fluoresceina. Nei casi estremi l’epitelio è completamente distrutto e la cornea assume la fluoresceina diffusamente;
  • della congiuntiva, il cui aspetto bianco porcellanato ha un cattivo significato prognostico;
  • delle palpebre.
    In caso di causticazioni da basi, è utile evacuare il contenuto della camera anteriore in quanto l’umore acqueo è contaminato. Nei giorni successivi bisogna impedire che le palpebre si saldino al bulbo e prescrivendo una terapia antibiotica ed eparinica. Nel tentativo di porre rimedio alla cecità, interventi reiterati, innesti di mucosa, trapianti di cornea.
    Le causticazioni chimiche sono attualmente una delle cause principali di cecità. A questo proposito due principi sono fondamentali per affrontale la situazione:
  • la necessità di un esame e di una terapia accurata;
  • l’importanza basilare di un lavaggio con acqua o con siero effettuato tempestivamente sul luogo dell’incidente.

Letture consigliate:

  1. Liuzzi L., Batoli F.: Manuale di oftalmologia. Edizione Minerva Medica, 2002.
  2. Frezzotti R., Guerra R.: Oftalmologia essenziale. CEA Editore, 2006.
  3. Saraux H.: Oculistica. Masson, 1997.

ICONOGRAFIA
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