COVID-19 (Corona Virus Disease-19) (2/4)

Il Coronavirus SARS-CoV-2 (Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus-2) o CoViD-19 (Corona Virus Disease-19) è comparso alla fine del 2019 in Wuhan, provincia di Hubei (Cina). Il Coronavirus Sars-CoV-2 è un virus respiratorio umano ad RNA.

L’infezione da CoViD-19 è una Zoonosi al pari di altre infezioni da differenti Coronavirus (SARS e MERS). Gli animali serbatoio potrebbero essere i pipistrelli, mentre gli ospiti intermedi del virus, responsabili dello spillover (salto di specie) verso l’uomo, potrebbero essere i pangolini che sono dei piccoli mammiferi. Quando un nuovo virus sconosciuto viene a contatto con l’uomo, i risultati non sono quasi mai prevedibili. È questo il caso del Coronavirus CoViD-19.

Trasmissione

La trasmissione avviene per via aerea mediante goccioline che si liberano con tosse e starnuti, ma anche per contatto diretto, oppure attraverso lacrime o feci. Invece, la trasmissione avviene indirettamente attraverso contatto con oggetti contaminati.

Il virus può sopravvivere fino a tre ore nell’aria e nelle goccioline di saliva (droplets).

La grave infettività del Coronavirus è dovuta anche alla possibilità di essere infettati da soggetti asintomatici per la lunga incubazione, che va da 2 a 14 giorni, e per la capacità infettiva anche dopo la guarigione.

Il sesso maschile risulta più colpito con predilezione dell’età avanzata. Tra gli individui a più alto rischio di malattia grave e morte vi sono persone di età superiore ai 60 anni e persone con patologie di base come ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie croniche e tumori. Rara è la comparsa di sintomatologia fra gli adolescenti e nella prima infanzia. Molti bambini tuttavia sono asintomatici.

Il virus si replica ad una temperatura di 33-35°C.

Aspetti clinici dell’infezione da CoViD-19

L’infezione può decorrere asintomatica.

 I soggetti contagiati presentano sintomi che possono insorgere tra il 2°ed il 14° giorno dall’infezione:

  • Febbre (87,9%)
  • Tosse secca (67,7%)
  • Affaticamento (38,1%)
  • Mialgia o artralgia (14,8%)
  • Produzione di espettorato (33,4%)
  • Respiro corto (18,6%)
  • Mal di gola (13,9%)
  • Mal di testa (13,6%)
  • Brividi (11,4%)
  • Nausea o vomito (5,0%)
  • Congestione nasale (4,8%)
  • Diarrea (3,7%)
  • Congiuntivite (0,8%)
  • Emottisi (0,9%),

Nella maggioranza dei casi il Coronavirus causa un banale raffreddore, indistinguibile da quello provocato dai Rhinovirus. In altri casi, può colpire la trachea ed i bronchi fino a causare polmoniti interstiziali. Su questa infezione potrebbe sovrapporsi una infezione batterica tale da aggravare la malattia e determinare la necessità di ricovero ed, in casi estremi, la terapia intensiva con eventuale supporto rianimatorio ed intubazione.

Le complicanze più frequenti sono quindi rappresentate da “Acute Respiratory Distress Syndrome”(ARDS) da danno alveolare diffuso, shock, insufficienza renale acuta: il virus penetrando negli alveoli polmonari li infetta e li rende incapaci di svolgere la loro funzione.

L’organismo, per difendersi dall’infezione, attiva una risposta immunitaria infiammatoria con rapido ed importante rilascio di interleuchina-6 ed altre citochine pro-infiammatorie. Si configura il quadro di “cytokine storm” ovvero sindrome da “tempesta citochinica” che può causare una grave insufficienza di più organi e portare a morte il paziente.

Diagnosi di laboratorio

Il Tampone naso-faringeo è un test molecolare diretto che permette l’identificazione dell’RNA virale e certifica che il soggetto è portatore di Coronavirus e quindi ha un’infezione in corso anche se è asintomatico. Il prelievo è rapido e indolore: viene eseguito da personale addestrato e opportunamente protetto utilizzando un bastoncino cotonato. Può essere eseguito a domicilio e addirittura sui soggetti che transitano in auto (“corona taxi”) L’eventuale positività di un tampone ci dice che è presente una infezione, ma fotografa solo “l’attimo”.

Il Test sierologico permette una diagnosi indiretta, in quanto ricerca nel sangue gli anticorpi IgM e IgG contro il virus. L’esame non rivela la contagiosità di un individuo, ma solo l’avvenuta esposizione al virus. Lo sviluppo di una risposta anticorpale richiede, in genere, dai 7 ai 10 giorni a partire dal momento dell’infezione. Un passo decisivo sarà la disponibilità di test rapidi e affidabili contro il virus e la possibilità di conoscere se gli anticorpi sono veramente protettivi. Non è nota, al momento, la durata dell’immunità.

I dati finora ottenuti dimostrano una elevata incidenza di reinfezioni accompagnate  da manifestazioni cliniche.

Possibilità terapeutiche

Non esistono al momento terapie specifiche per le infezioni causate dal nuovo Coronavirus 2019-nCoV. Viene attuata una ‘terapia di supporto’ per curare i sintomi della malattia, in modo da favorire la guarigione.

La Ricerca Scientifica è attualmente concentrata sull’ utilizzo di farmaci antivirali da utilizzare nelle fasi iniziali della malattia e sullo impiego dei farmaci antimalarici (clorochina e idrossiclorochina) che hanno attività antinfiammatoria da inibizione delle citochine pro-infiammatorie, ma sono anche in grado di bloccare i ribosomi che permettono al virus di replicarsi. Questi composti tuttavia hanno un’ elevata tossicità cardiaca.

Sono in corso di sperimentazione anche farmaci antinfluenzali quali l’Avigan, utilizzato in Giappone.

Numerosi sono i farmaci antivirali testati o in sperimentazione. Sono allo studio composti inibitori delle proteasi (enzimi utilizzati per la produzione delle proteine del coronavirus) o in grado di bloccare la “porta” utilizzata dal virus per penetrare nelle cellule. Fra gli antiproteasici risultano il lopinavir/ritonavir, il darunavir, il nelfinavir. Un altro farmaco è la ribavirina che interferisce con la sintesi degli acidi nucleici (DNA e RNA).

Anticorpi monoclonali e farmaci anticoagulanti sono utilizzati per prevenire le complicanze infiammatorie e trombotiche, dovute al virus che sono causa della grave insufficienza respiratoria.

Fra gli anticorpi monoclonali che agiscono sul sistema immunitario un risultato incoraggiante viene dal Tocilizumab (inibitore della interleuchina-6) che è utilizzato per la terapia dell’artrite reumatoide. Esso agisce sulla risposta infiammatoria dell’organismo e sulla sindrome “Cytokine storm”. Dalle iniziali esperienze maturate, è stato registrato un miglioramento in alcuni pazienti già nell’arco delle 24 ore dall’inizio della cura.

Sono in valutazione anche farmaci antielmintici quali l’ivermectina.

Proseguono i tentativi di ricerca di un vaccino.

La prevenzione dell’infezione

Non essendo, al momento, disponibili terapie antivirali specifiche nè tanto meno un vaccino anti CoViD-19, hanno grande importanza le misure di prevenzione atte a ridurre la diffusione del virus. La prima misura cautelare è l’isolamento (quarantena) dei soggetti asintomatici positivi al tampone, o con modesta sintomatologia, e dei soggetti che hanno avuto un contatto con individui positivi, data l’alta capacità di trasmissione del virus.

Misure di protezione per evitare il contagio da COVID-19

  • Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni alcoliche per almeno 20 secondi ed evitare di toccarsi la faccia prima del lavaggio. La detersione con acqua e sapone è il metodo più efficace per igienizzare le mani. In alternativa possono essere utilizzati gel igienizzanti a base di alcol etilico denaturato al 60-85%, meglio se associati a disinfettanti;
  • Indossare guanti e mascherina. La mascherina va indossata previo lavaggio delle mani dopo averla spruzzata con una soluzione alcolica. La mascherina deve avere massima aderenza al volto e quando diviene umida deve essere sostituita. Le mascherine FFP3 ed FFP2 (Filtering Face Piece), dotate di apparato di filtraggio, sono utili per le persone a rischio perchè sono in grado di filtrare rispettivamente il 98% ed il 92% delle particelle fini in sospensione. Le mascherine chirurgiche, a differenza delle precedenti, assicurano la protezione solo dai fluidi biologici;
  • Evitare i contatti con persone e mantenere una distanza di oltre un metro evitando di stringere la mano  Da uno studio del MIT di Boston il virus può diffondersi nell’aria anche con il respiro e resistere in microscopiche goccioline fino a tre ore. Con uno starnuto può arrivare fino 8 m di distanza e con la tosse fino a 2 m.
  • Pulire il vestiario e tutte le superfici con disinfettanti a base di alcol e di cloro;
  • Aerare gli ambienti, vigilare sugli apparati di condizionamento;
  • Non allontanarsi dal proprio domicilio (Stare a casa!).

Letture consigliate

  1. Virologia. Dulbecco R., Ginsberg H.S. Piccin, 1985: 1352-55.
  2. Microbiologia Medica. Coronoviridae. Clementi M. CEA, 2017: Cap.53: 224-233.
  3. Coronavirus CoVId-19. Aspetti epidemiologici e Clinici. Belli R. LILT Ed.2020.

ICONOGRAFIA

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