L’esame della camera anteriore (OCT Visante)
L’OCT è una recente tecnica di diagnostica per immagini che permette di valutare oltre che la retina e il nervo ottico, anche la cornea e la camera anteriore dell’occhio con un altissimo dettaglio, di pochi millesimi di millimetro, permettendo diagnosi precise ed assolutamente non invasive, talvolta senza nemmeno la necessità di dilatare la pupilla.
I vantaggi sono rappresentati dall’uso di una luce laser con velocità un milione di volte superiore a quella del suono e un potere di risoluzione dell’ordine di 10 micron. I diversi strati oculari producono dei segnali luminosi riflessi che sono confrontati con quelli ottenuti in occhi normali e rappresentati in tempo reale mediante una scala di colori.
In questa tipologia di esame l’utilizzo è importante nello studio delle patologie del segmento anteriore, quali il glaucoma, i trapianti di cornea, le affezioni dell’iride. Ciò consente una diagnosi tempestiva di lesioni in stadi precoci, essenziali per intraprendere strategie terapeutiche, farmacologiche e/o chirurgiche, e infine permettono di monitorarne l’evoluzione e guarigione.
La pachimetria corneale
La pachimetria corneale è un esame non invasivo che misura lo spessore della cornea.
É un esame fondamentale sia in fase pre-chirurgica per determina l’idoneità alla chirurgia refrattiva, che in fase diagnostica, in quanto rappresenta un fattore di rischio nella determinazione della pressione intraoculare: i pazienti con cornea sottile hanno maggior rischio di sviluppo e progressione del glaucoma, mentre una cornea spessa proteggerebbe da tale rischio.
I valori pachimetrici sono considerati nella norma in un intervallo compreso tra 500 – 550 micron (1 micron= 1 millesimo di millimetro).
Lo spessore si può modificare, ad esempio, dopo un uso prolungato delle lenti a contatto, in quanto si induce uno stato di scarsa ossigenazione del tessuto corneale con conseguente imbibizione delle cellule epiteliali.
La pachimetria si rivela importante per la diagnosi differenziale e il monitoraggio di patologie come il cheratocono, la distrofia di Fuchs, la degenerazione marginale pellucida ed altre distrofie o degenerazioni corneali. Fondamentale è il suo impiego nel monitoraggio e nella valutazione postoperatoria dei trapianti di cornea.
Il test di Schirmer
Il test di Schirmer è un esame che permette la misurazione della secrezione lacrimale dei nostri occhi. È un esame non doloroso né invasivo.
Esso permette la determinazione quantitativa e non qualitativa del film lacrimale.
Il test di Schirmer serve per diagnosticare alterazioni legate alla quantità di lacrime prodotte, pertanto è utile per individuare la presenza della sindrome dell’occhio secco, oppure una dislacrimia (eccessiva evaporazione lacrimale), e infine ricorrere a una terapia sostitutiva. Bisogna sottoporsi al test di Schirmer quando si soffre dei sintomi causati dalla sindrome dell’occhio secco: rossore, sensazione di corpi estranei sulla superficie dell’occhio, fastidio all’apertura delle palpebre e infine anche fotofobia.
Il test di Schirmer si svolge appoggiando nel fornice congiuntivale due striscioline di carta bibula millimetrate. Dopo circa 5 minuti si misura la porzione di strisciolina inumidita, che è numerata con dei valori di riferimento. Generalmente i valori ritenuti normali sono 15 mm nei giovani e 10 mm negli anziani.
L’esame della pressione oculare
La tonometria oculare è un esame atto a misurare la pressione intraoculare. Questo esame è un test semplice, indolore e non invadente: ne esistono diverse tipologie, di cui le principali sono la tonometria a soffio, la tonometria a contatto e la tonometria a rimbalzo.
Tonometria a soffio
La Tonometria a soffio è un esame assolutamente non invadente che consiste
nella misurazione della pressione intraoculare tramite getto d’aria:
l’apparecchio utilizzato per il test spruzza un getto d’aria sull’occhio aperto
del paziente premendo leggermente la cornea, sulla quale viene poi riflesso un
raggio di luce. Questo è il metodo più utilizzato per l’esame diffuso della
pressione intraoculare, dato che può essere effettuato senza anestesia e senza
il rischio di infezioni.
Tonometria a contatto o ad applanazione di Goldmann
Questo è di certo l’esame più diffuso e più preciso per la misurazione della pressione intraoculare: il test viene effettuato utilizzando uno strumento con le funzionalità di un bilancino di precisione e un cono che viene appoggiato alla cornea. Questo esame è compiuto utilizzando gocce di anestesia locale e colorando la congiuntiva e la cornea con una soluziuone di fluoresceiina sodica. L’esame può essere effettuato solo da un medico oculista, poiché prevede il contatto con la superficie oculare e di conseguenza il rischio di infezioni.
Tonometria a rimbalzo
Tale tonometro è eseguita con un piccolo strumento ad applanazione che funziona in modo similare al tonometro di Goldmann ma in modo automatico.
L’unità di misura della pressione intraoculare sono i mmHg, millimetri di mercurio.
La normale pressione intraoculare ha valori che vanno dai 10 ai 20.
BIBLIOGRAFIA
- Miglior M.: Oftalmologia Clinica. Monduzzi Editore, 2006.
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- Frezzotti R., Guerra R.: Oftalmologia essenziale. CEA Editore, 2006.
- Saraux H.: Oculistica. Masson, 1997.
- Buratto L.: L’occhio, le sue malattie e le sue cure. Sprinter, 2010.